FAME NERVOSA: UN DISTURBO PSICOSOMATICO
Corriere di Chieri 27 Maggio 2016
La “fame nervosa” o “fame emotiva” è un vero e proprio disturbo alimentare. I sintomi che la caratterizzano sono facilmente riscontrabili. Sopraggiungono in qualsiasi momento della giornata, più spesso la sera, ma sempre al di fuori degli orari dei pasti principali. Di solito si presenta con un desiderio di cibo che non è legato a un reale senso di fame, ma a un improvviso bisogno di mettere qualcosa in bocca. Non c’è distinzione tra la scelta di cibi salati o dolci, anche se questi ultimi sono sempre preferiti. Si mangia in modo compulsivo, vorace, rapido, senza gustare i sapori. Lo stato ansioso accompagna sempre i momenti di fame nervosa e dopo aver mangiato si avverte un senso di rilassamento, ma di breve durata perché quasi sempre sopraggiunge un profondo senso di colpa, perché si ha la consapevolezza di “stare facendo qualcosa di sbagliato” ma non si ha la capacità di evitarlo. Si avverte di solito un “vuoto emozionale”, una mancanza di gratificazioni. Questo spiega anche la sua maggiore incidenza nelle ore serali e notturne, perché sono quelli i momenti in cui si avverte di più la solitudine, la stanchezza, l’insoddisfazione e l’assenza di un affetto o di una coccola. Infatti alla base di questo disturbo psicosomatico c’è sempre un’importante insoddisfazione, connessa alla vita affettiva. Un vuoto, una carenza esistenziale, un nodo emozionale, che di solito ci portiamo dietro dalla prima infanzia e che poi con lo stress della vita quotidiana andiamo ad alimentare e risvegliare. Così ogni volta che la persona avvertirà un senso di vuoto, di carenza o di frustrazione, l’unico modo un cui reagirà sarà quello di “buttarsi” sul cibo, “comodo riempitivo di buchi esistenziali”! Lui, il cibo, è lì, fedele compagno delle nostre sventure, sempre pronto a consolarci in ogni momento del giorno e della notte, gustoso, invitante, abbondante...non ci tradisce, non ci dice mai di no!! Lui ci soddisfa, ci riempie, ci appaga. Diventa una sorta di droga il suo eccesso ci ammala! Portandoci quasi sempre a scelte sbagliate come nel caso di diete ipocaloriche, disordinate, sbilanciate, “fai da te”, pericolose se non addirittura devastanti per il nostro equilibrio psicofisico. Così, senza pensarci due volte, eliminiamo “cibi” (quindi nutrienti) a caso, perché lo abbiamo letto su una rivista o perché suggerito dalla vicina di casa, o ci affidiamo a qualche pseudo dietologo improvvisato che dall’oggi al domani ci toglie tutto ciò che più gradiamo, ciò con cui la nostra psiche aveva “rattoppato” tutti i suoi “strappi”, per ritrovarsi dopo qualche mese di assoluto regime alimentare, sì, magari con qualche chilo in meno, ma completamente devastati a livello psicologico, perchè nessuno ci ha insegnato nel frattempo a sostituire il tanto agognato cibo con un altro tipo di gratificazione, quella esistenziale, nessuno ci ha detto che per “digerire...la vita” dobbiamo smettere di alimentare solo il nostro stomaco e iniziare ad alimentare anche la nostra mente! E la frase:” Noi siamo quello che mangiamo”, per quanto inflazionata, è dunque veritiera. Ma esiste anche un altro di tipo di cibo, quello “emozionale”, il cui sapore è intimamente legato al vissuto personale e all’atmosfera affettiva nella quale si vive, alla gratificazione professionale lavorativa, a un equilibrato e sereno rapporto con il prossimo, con il proprio corpo, con i propri interessi culturali. Lo stomaco dunque non è chiamato solo a digerire gli alimenti, ma anche le emozioni che la nostra psiche vi associa. Per diventare “noi”, il cibo necessita quindi di una mente serena e appagata...ma sappiamo bene che non è sempre così:” Quante ne ho dovute mandar giù!”, “Questa proprio non la digerisco”, “Quel tipo mi sta sullo stomaco”, ecco sono tutte frasi comuni in cui l’avversione emotiva per persone e situazioni è vissuta anche a livello gastricoenterico. Allora i sentimenti, i pensieri, le emozioni e il cibo vengono inconsapevolmente trattati proprio come se fossero la stessa cosa. Quindi possiamo dire che la “fame nervosa” si può contrastare modificando il proprio comportamento, introducendo nuove abitudini come una costante attività fisica, seguendo nuovi interessi e ponendosi nuovi obbiettivi, cercando di regalarsi un buon sonno ristoratore, ma anche con alghe come la spirulina, la klamath, o piante come la garcinia cambogia, il tè verde, o la griffonia…ma la cosa più importante è capire che si tratta di un disturbo psicosomatico e come tale deve essere affrontato…appoggiandosi a specialisti seri e preparati.